La marcia solitaria di Madrid
18 Mar 2019 – Dal blog Vuelvo al Sur di E.M. Brandolini
Al di là dello sconcertante balletto di cifre – dai 120.000 degli organizzatori, l’Assemblea Nacional Catalana e Òmnium, ai 18.000 della delegazione del governo spagnolo -, per chi a Madrid c’è stato non ci sono dubbi: i catalani, venuti a manifestare lo scorso sabato per il diritto all’autodeterminazione e la solidarietà ai loro leader processati per ribellione, erano decine di migliaia. Stipati nel cuore della capitale dello Stato, sotto un sole da inizio giugno: un successo di partecipazione.
La prima volta di una manifestazione indipendentista a Madrid: non solo di indipendentisti ma di tanti impegnati sul diritto a decidere, accompagnata da delegazioni di altre parti della Spagna e da alcune organizzazioni della sinistra madrilena. E la Madrid democratica e accogliente l’ha vissuta con normalità, senza sussulti né tensioni. Con indifferenza. Così evidente che non si può non parlarne tra i colleghi che sono in piazza. Ne emerge l’idea di una società sfaccettata sulla questione catalana. Divisa tra chi pensa che in Catalogna ci fu un golpe di Stato e che i responsabili devono pagare con dure pene di carcere, chi sostiene l’indipendentismo catalano e un’altra parte, probabilmente maggioritaria, che non ne ha condiviso la messa in questione della legalità, ma non ritiene che i leader del movimento debbano stare in prigione.
E qui interviene un problema di comunicazione, che certo non può risolversi con un corteo. Ma che rischia di far diventare incolmabile il fossato anche emotivo che separa ormai una parte importante della società catalana da quella spagnola. Forse anche perché l’indipendentismo non è stato capace di parlare al resto della Spagna, ma soprattutto per il ruolo dei principali media spagnoli che hanno costruito una narrazione prevalente sul golpe e la violenza.
L’iniziativa del movimento catalano in questa fase non assume come centrale il tema dell’indipendenza, ma quello della democrazia e dei diritti fondamentali, perché considera che il processo ai suoi leader sia politico. E dunque è qualche cosa che non riguarda solo gli indipendentisti ma tutti, in Spagna e in Europa. Perciò sono andati a Madrid sabato scorso. Il resto della Spagna però, non comprende questa evoluzione, non l’assume come propria battaglia e preferisce piuttosto attestarsi sull’autunno del 2017. L’indifferenza è anche dell’Europa. La stampa internazionale se ne occupa poco e quella italiana ha pressoché silenziato il tema. Perché è scomodo, con l’imbarazzo che produce l’avere prigionieri politici così vicini, e perché “non fa notizia”.