Vi invitiamo a leggere la lettera aperta e sottoscriverla. Mandate un e-mail a italia@assemblea.cat con nome e cognome e qualifica, grazie.
Gentile dott. Mentana,
il processo che si svolge in questi giorni a Madrid, come senz’altro saprà, solleva molti dubbi e – a nostro avviso – ha risvolti importanti non solo per i catalani ma anche per la democrazia spagnola ed europea. A sedere sul banco degli imputati sono numerosi esponenti politici e i leader delle due principali associazioni civili della Catalogna, privi di cariche istituzionali; quasi tutti si trovano in regime di detenzione preventiva, in molti casi da ben oltre un anno. Le accuse loro rivolte sono gravissime, con richieste di pena che arrivano sino a 25 anni. Tra i reati contestati vi è la “ribellione”: si tratta, per capirci, della stessa figura criminosa utilizzata per chi, nel 1981, entrò con le armi in Parlamento e portò in strada i carri armati. Nella tipizzazione di tale reato, il codice penale spagnolo richiede l’elemento della “rivolta violenta”.
Le immagini trasmesse da La7 il 27 febbraio, in un servizio del telegiornale che dirige, ci sono apparse in tal senso fuorvianti. Associare il video degli scontri tra polizia e gruppi di estrema destra nel “Día de la hispanidad” (12 ottobre) al referendum catalano (primo ottobre) significa alimentare una narrazione dei fatti che appare assurda a tanti: a tanti catalani, indipendentisti e non; a tanti spagnoli; a tanti media e osservatori internazionali; a tanti di coloro che conoscono – più o meno direttamente – il carattere civile, pacifico e democratico del movimento indipendentista.
Le immagini di violenza del primo ottobre 2017 senz’altro esistono, e sono innumerevoli. Si tratta però della violenza messa in atto dalle forze dell’ordine: che partono da ogni angolo della Spagna per la Catalogna al grido minaccioso di “a por ellos”; che picchiano votanti e manifestanti intenti a resistere pacificamente, con le braccia alzate, in difesa dei seggi; che sparano proiettili di gomma e usano spray tossici sui cittadini.
È vero: delle immagini equivoche, nel quadro di un generalizzato disinteresse dei media italiani per la vicenda della Catalogna, sono forse poca cosa. Sarebbe stato utile, ad esempio, parlare del processo – iniziato oramai da tre settimane – non tanto in occasione della (surreale) testimonianza di Mariano Rajoy, ma fin dai primi interrogatori degli imputati. Dichiarazioni come quelle di Raül Romeva e Jordi Cuixart, il riconoscimento, nelle loro parole, della traiettoria politica, culturale, umana degli imputati, interrogherebbero – le assicuriamo – la coscienza di qualsiasi persona che abbia a cuore la democrazia e i diritti. Chiedere questo significherebbe però sindacare scelte che, come ovvio, ineriscono esclusivamente alla testata che dirige. Una selezione più meditata delle immagini da associare ad un pezzo di giornalismo riteniamo attenga invece ad esigenze di genuinità dell’informazione.
Per tale ragione ci siamo permessi di segnalare i fraintendimenti che quel servizio rischia di generare e alimentare; certi, peraltro, che non fosse questo l’intento, dato il modo in cui in passato si è sempre posto di fronte alla complessità della questione catalana.
Anna Amat, CNR Perugia – Daniele Amoroso, Università di Cagliari – Matteo Angioli, Partito Radicale
Sara Antoniazzi, Università Ca’ Foscari di Venezia – Francesco Ardolino, Universitat de Barcelona – Silvia Bel, attrice
Enric Bou, Università Ca’ Foscari di Venezia – Marco Calaresu, Università di Sassari – Sergio Caserta, attivista e blogger
Pietro Cataldi, Rettore Università per stranieri di Siena – Adriano Cirulli, Università La Sapienza – Gemma Teresa Colesanti, ISEM CNR
Alessandro Corda, Queen’s University, Belfast – Gaetano Damiano, bibliotecario presso l’Archivio di Stato di Napoli
Nancy de Benedetto, Presidente Associazione italiana di studi catalani, Università di Bari – Federico Fenaroli, Università di Oslo
Gennaro Ferraiuolo, Università di Napoli Federico II – Luigi Foffani, Università di Modena e Reggio Emilia
Gabriella Gavagnin, Universitat de Barcelona – Cesare Minghini, sindacalista CGIL – Cèlia Nadal, Università per stranieri di Siena
Elena Pistolesi, Università per stranieri di Perugia – Nuria Puigdevall, Università di Napoli Federico II
Patrizio Rigobon, Università Ca’ Foscari di Venezia – Simone Sari, Universitat de Barcelona
Rossella Selmini, Università del Minnesota – Jaume Subirana, scrittore, Universitat Pompeu Fabra de Barcelona
Fiamma Terenghi, Università di Trento – Michael Tonry, Università del Minnesota – Ramon Tremosa, parlamentare europeo
Gianni Vernetti, ex sottosegretario agli Affari esteri – Pau Vidal, scrittore e traduttore
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