El "Consell per la República" – Consiglio per laRepubblica

El “Consell per la República” – Consiglio per la Repubblica, rappresenta  di per sé un nuovo concetto di cittadinanza e di paese
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Vilaweb.cat – Editorial. Vicent Partal – 31.10.2018
 
Il successo o il fallimento del Consiglio per la Repubblica dipenderà in gran parte dal fatto che le persone decidano di usarlo come strumento di costruzione di potere o se, invece, non capiranno per cosa vogliono usarlo. Per il momento, le spiegazioni durante la presentazione sono state insufficienti, immagino perché siamo in attesa dell’assemblea convocata per il prossimo 8 dicembre. Ecco perché direi che molti non hanno capito, per esempio, che il Consiglio avrà un proprio parlamento, l’Assemblea dei rappresentanti. Un parlamento che sarà eletto da chiunque si sarà registrato al censimento già operativo su consell.republicat.cat. Che a sua volta, sceglierà il Consiglio, un governo con sede nello spazio libero europeo che diventerà depositario del mandato democratico del primo di ottobre e con le mani libere di agire, in caso di altre aggressioni contro l’autogoverno, come lo è stata l’applicazione dell’articolo 155.
 
Tuttavia, non si tratta di raddoppiare le istituzioni. Il Parlamento della Catalogna e il Governo della Generalitat hanno una legittimità, e il Consiglio per la Repubblica ne avrà un’altra, non più regionale e non più compresa all’interno della costituzione spagnola. E proprio per questo, le sue funzioni saranno diverse e complementari. Ora, a nessuno sfugge il fatto che la sua esistenza cambierà automaticamente la legittimità della Generalitat come un fatto compiuto, come un esercizio di unilateralismo. Con un Consiglio che lavora a pieno regime nello spazio libero europeo se l’autogoverno della Catalogna dovesse essere aggredito, non potrà più essere definito vincolato e sorto da alcuna istituzionalizzazione della Spagna, nè considerato come un affare interno. Il Consiglio per la Repubblica, quindi, può svolgere un ruolo analogo a quello dell’amministrazione centrale tibetana in India o ai governi e ai parlamenti in esilio che da anni sono serviti a segnalare a livello internazionale una legalità in confronto a quella dello stato che gestisce il territorio con la forza.
 
Ma, internamente, le poche cose che sappiamo potrà fare, cambiano altre cose che sono ancora più importanti. Durante la presentazione si è parlato di “democrazia radicale”, senza dare altri indizi. Ma gli strumenti informatici attivati per la registrazione sono gli stessi usati dagli stati e dalle organizzazioni politiche tra i più avanzati al mondo per proporre modelli di democrazia, partecipazione, dibattito e voto elettronico.
 
E, per questo motivo, tra le cose che abbiamo saputo, ce n’è una di molto significativa: chi può far parte del censimento repubblicano. Perché la proposta va oltre il quadro regionale seguendo diverse vie simultanee. In primo luogo perché non esiste un limite geografico: si possono iscrivere tutti i cittadini di tutti i paesi catalani, i catalani all’estero o direttamente qualsiasi cittadino straniero che possa condividere i principi espressi nella dichiarazione di cittadinanza.
 
In un primo momento, ciò ha generato una relativa confusione perché il concetto è difficile da assimilare. Nella domanda su chi è un cittadino della Catalogna, il Consiglio per la Repubblica risponde che può esserlo chiunque accetta di esserlo. E lo fa allineandosi con modelli tanto innovativi ed emblematici come i progetti e-citizen della Estonia o di Singapore, che permettono che ognuno di noi possa essere anche cittadino virtuale e, sottolineo, “anche”. Il fatto che possano aderirvi persone con qualsiasi altra cittadinanza evidenzia, inoltre, e questo è politicamente molto rilevante, che i catalani non sono solo coloro che hanno una carta d’identità spagnola della regione autonoma della Catalogna. Sono catalani quelli che vogliono esserlo, anche se non hanno carta d’identità spagnola.
 
Fin dall’inizio, dunque, ci propongono un modello che va ben oltre i concetti tradizionali che definiscono una nazione, un modello che prefigura e alimenta quella che dovrebbe essere una repubblica moderna del XXI° secolo, con radici ma aperta al mondo e concepita per rendere confortevole la vita dei suoi abitanti. Per cominciare, e nonostante la confusione che esiste ancora a causa delle poche informazioni fornite, la musica del progetto sembra nuova e potente. Perché è chiaramente rivoluzionaria e perché non propone di ricreare il modello dello stato-nazione, vecchio e sorpassato, ma preferisce una nazione connessa, più in accordo con i tempi. Tuttavia, ora dovremo vedere se saremo in grado di comprendere questa sfida e affrontarla.
 
https://www.vilaweb.cat/noticies/el-consell-per-la-republica-representa-per-ell-mateix-un-nou-concepte-de-ciutadania-i-de-pais-editorial-vicent-partal/

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