Credo francamente che, indipendentemente da come si evolva il conflitto tra la Catalogna e lo Stato, la Spagna ormai ha perso i catalani.
Suso de Toro ElDiario.es 21.09.2018
Ieri ho sentito dire a una scrittrice catalana amica mia, con parole sue, lo stesso che ascoltai un anno fa da un altro amico scrittore, anche lui catalano, le parole che Hannah Arendt pronunciò nella sua ultima intervista: “Il problema personale consistette in quello che fecero i nostri amici, non i nostri nemici “. Si riferiva al silenzio di alcuni e alla complicità di altri conoscenti e amici quando andarono a prendere gli ebrei tedeschi. Questi amici si riferivano a scrittori spagnoli che consideravano amici. Indubbiamente si tratta dell’ingenuità tipica degli scrittori, che in qualche modo ci consideriamo persone speciali e diamo un significato profondo alle emozioni comuni, alla rabbia, all’odio, all’invidia, al desiderio …
Ma si riferivano a legami spezzati per sempre, la sensazione di essere stati abbandonati e traditi. In effetti, parallelamente alla politica, c’è una frattura nella coscienza e una frattura morale. Credo francamente che, indipendentemente da come si evolva il conflitto tra la Catalogna e lo Stato, la Spagna ormai ha perso i catalani. Potranno costringerli a restare ma mai a essere. Il fatto è che non se ne vanno, li hanno cacciati via.
Un paio di giorni fa, TVE ha trasmesso alcune immagini delle cariche della polizia a persone che un anno fa volevano votare, immagini che sono più conosciute in altri paesi che non qui, in Spagna, dove sono state nascoste al pubblico. Un piccolo passo avanti dopo tanti anni di nascondere la realtà e mentire, ma ci vorrà tempo prima che la popolazione spagnola abbia accesso alle informazioni che le sono state nascoste, alla repressione, agli interventi dei servizi segreti, dei giudici, dei pubblici ministeri e della polizia e quando possa anche conoscere la versione dei fatti dell’altra parte potrà farsi un’idea della verità di quanto accaduto in Catalogna negli ultimi anni.
Allora bisognerà dire ad alta voce ciò che tutti sappiamo senza voler sapere, questo Stato non tollera che un individuo eserciti le libertà.
Una settimana si constata un’ovvietà, grazie a questi nuovi media digitali, ed è che l’esercito mantiene la cultura franchista e la riproduce. E un’altra settimana se ne constata un’altra ancora, che la giustizia spagnola è nel suo complesso maggioritariamente fondamentalista, i suoi organi superiori sono palesemente di ideologia antidemocratica e agiscono come attori politici di quell’ideologia.
Le notizie sulla chat dei giudici con i loro insulti e denigrazioni politiche e ideologiche verso i cittadini e i leader democraticamente eletti e apprendere delle indagini irregolari del tribunale numero tredici di Barcellona non fanno che evidenziare quel che tutti sappiamo e non vogliamo dire ad alta voce perché è struggente: questo Stato non è una vera democrazia e non ne abbiamo un altro a portata di mano. Si parla niente di meno del fatto che l’esercito e la magistratura, gli organi statali che dovrebbero proteggerci, in realtà sappiamo tutti che non ci proteggono bensì ci sorvegliano e ci puniscono se vogliamo fare uso della libertà.
Tutti i problemi della Spagna come progetto d’insieme nascono per la stessa ragione, non ci fu una rottura democratica e la “Transizione”, con quel che ci fosse di miglioramento, dopo la correzione in seguito al 23-F e l’era Aznar, andò verso un fallimento come progetto basato in una intesa profonda e condivisa. La Spagna fondata sul regime di Franco e poi la Transizione, ha fallito. Questo fuori della Spagna si sa, ma qui è dura ammetterlo.
Nell’aria c’è un sentimento così carico che spinge le persone a fischiare due tecnici teatrali che ritirano un premio con un nastro giallo nelle asole. Il nastro giallo, così pericoloso da suscitare rabbia, serve a ricordare che ci sono politici eletti democraticamente imprigionati per difendere e praticare le loro idee, come tutti sanno. Che sentimento è quello che piace essere carceriere.
Ma gli abusi e gli eccessi antidemocratici commessi dallo Stato non avrebbero raggiunto quel punto se non ci fosse stato un silenzio fragoroso aggiuntosi a un assenso assordante, un grande ”schiacciamoli!”. Ancora una volta ci fu una mancanza di vigore civico nella società che facesse fronte a un’operazione statale come quella, per costringere il governo a dialogare invece di reprimere. Sì, il popolo catalano che si mobilitò per votare, oltre ad essere punito e aggredito, si sentì e si sente tutt’ora abbandonato e tradito da quei settori, quelle persone che dovevano difenderlo, o così si augurava, dalle percosse e dal carcere. Offeso ma non sconfitto.
Dovrebbero preoccuparsi per i legami spezzati e non per i nastri gialli.
n.t. in spagnolo legami e nastri è la stessa parola lazos
traduzione Susanna Climent -AncItalia-
https://m.eldiario.es/zonacritica/lazos-rotos_6_816878317.html
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