Attentati 17-A

Questo non è piaciuto per niente al governo spagnolo e avrà delle conseguenze

Joaquim Forn     Carcere di Lledoners   16 agosto 2018
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Il 17 agosto 2017 è una data che rimarrà nella memoria di molte persone e anche nella mia. Una data che incorporeremo nella nostra memoria collettiva e personale. Ricorderemo sempre dove eravamo quel giorno e cosa  stavamo facendo. È una data che tutti i catalani assoceranno a diverse popolazioni del nostro paese: Alcanar, Barcellona, ​​Cambrils, Ripoll e Subirats.
 
Il destino voleva che vivessi quei tristi fatti dal Ministero dell’ Interno. Solo 33 giorni prima era stato nominato Consigliere(Ministro). Sapevamo che Barcellona e la Catalogna potevano essere oggetto di un attacco terroristico jihadista. Vorrei ricordare che dal 2015 il livello di minaccia terroristica in Catalogna era di 4 su 5. Che questa minaccia era una priorità per il nostro governo, si dimostra dal fatto che il 35% delle ore di pattugliamento in Catalogna e il 40% a Barcellona erano destinate a impedirlo nell’ambito del Piano Operativo Specifico Antiterroristico.
 
Ricordo che uno dei primi incontri che ho avuto a luglio è stato proprio con l’Ufficio di Coordinamento Antiterrorismo. Quel giorno, il maggiore Trapero e altri agenti di polizia mi mostrarono gli ultimi miglioramenti introdotti nel Piano Antiterroristico. Non potevo pensare che i nomi del piano Cronos e dell’operazione Gabbia mi sarebbero divenuti così familiari qualche settimana dopo.
 
La mattina tra il 16 e il 17 agosto, tornavo a casa dopo l’una. Prima di andare a letto ho ricevuto una chiamata del direttore dei Servizi Territoriali dell’Interno alle Terres de l’Ebre (contea a sud della Catalogna) che mi informava che c’era stata un’esplosione e un incendio ad Alcanar e che i pompieri e la polizia catalana stavano lavorando per determinare l’origine della deflagrazione. A prime ore del mattino del  17 agosto mi è stato comunicata l’entità dell’esplosione e che si procedeva alla bonifica del luogo e con le indagini della polizia. Nessuna ipotesi era stata esclusa, ma non c’era alcuna indicazione che l’esplosione potesse avere un’origine terroristica.
 
Il 17 agosto, verso le 15, sono andato a visitare una mostra al Saló del Tinell sulla Riforma in Europa, Immagini da credere. Ci sono andato con il suo commissario. Alle cinque del pomeriggio  ci siamo congedati e la mia macchina mi è venuta a prendere in Plaça de Sant Jaume. Quando andavo verso il ministero, ho notato un movimento di veicoli della polizia e dei vigili urbani. Immediatamente ho ricevuto una chiamata che mi riferiva che alcune persone erano state investite sulla Rambla. La prima informazione era che un furgone aveva investito un numero imprecisato di pedoni, ma in nessun caso si pensava che avesse qualcosa a che fare con un attacco terroristico. Non è stato fino a dopo pochi minuti che questa ipotesi ha guadagnato peso.
 
“La prima informazione era che un furgone aveva investito un numero imprecisato di pedoni, ma in nessun caso si pensava che avesse qualcosa a che fare con un attacco terroristico”
 
Ho parlato con il maggiore Trapero, che era già a conoscenza dei fatti e che si stava recando a Barcellona. Abbiamo concordato di convocare il CECOR (Centro di Coordinamento). Immediatamente ho informato il Presidente Puigdemont e il delegato del governo spagnolo dell’attivazione del CECOR nel Dipartimento degli Interni e ho invitato a partecipare il CNP (polizia statale)  e la Guardia Civil.
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Poco dopo le 18 ore, avevamo formato il CECOR e avevamo fatto la prima apparizione informativa ai media con il maggiore Trapero. Abbiamo capito immediatamente che l’informazione al pubblico sarebbe stata un elemento chiave nella gestione della crisi. Era necessario trasmettere serenità, sicurezza e massima trasparenza, evitando allo stesso tempo le speculazioni e di fornire delle informazioni che rendessero difficile il lavoro di polizia. Voglio sottolineare a questo proposito il grande lavoro della responsabile della comunicazione del Corpo di Mossos d’Esquadra (CME) , Patrizia Plaja.plaja-trapero-forn
 
Non mi dilungherò nella storia dei fatti, che sono già ben noti. Citerò alcuni momenti importanti da un punto di vista politico o di polizia, i momenti vissuti con più preoccupazione, come quando ci annunciano che un veicolo è sfuggito al controllo della polizia e ha ferito tre agenti a Sant Just Desvern , oltre a trovare una persona morta all’interno del veicolo; quando cominciano ad avere evidenza di una possibile relazione tra l’esplosione di Alcanar e l’investimento della Rambla; quando riceviamo la notizia che sul lungomare di Cambrils, un veicolo ha investito una pattuglia di Mossos d’Esquadra (polizia catalana) e ha ferito un agente; quando a Cambrils c’è una sparatoria che termina con la morte di cinque sospetti terroristi; quando cominciano  le perquisizioni dei domicili di Ripoll … Mentre le ore passano, vediamo che l’azione della Rambla non è un evento isolato, che siamo di fronte a un importante atto terroristico, con un gruppo organizzato e una grande capacità di azione.
 
Il giorno successivo all’attacco, si svolge in Plaça de Catalunya un atto in memoria delle vittime. Partecipano il governo catalano, la sindaco di Barcellona, ​​il governo spagnolo e il capo dello stato. È una dimostrazione energica, un grido della cittadinanza contro la violenza e in favore della pace. Una volta concluso l’evento, il presidente Puigdemont chiede di incontrare i rappresentanti del governo spagnolo per essere in grado di informarli delle indagini e dei procedimenti in corso. L’incontro si svolge nel Dipartimento degli Interni. Oltre ai presidenti Puigdemont e Rajoy partecipano, tra gli altri, i loro consiglieri e ministri, la sindaco Colau, i rappresentanti della polizia, la Protezione civile e del Servizio Medico di Emergenza. In questo incontro, è chiaro che l’intervento dello Stato nella crisi è quasi testimoniale. Alla fine dell’incontro, ho commentato con alcuni poliziotti che questo non è piaciuto niente al governo spagnolo e questo avrà le sue conseguenze. Non mi sono sbagliato.
 
“In una riunione del giorno successivo è chiaro che l’intervento dello Stato nella crisi è quasi testimoniale”
 
I giorni seguenti gli sforzi della polizia si concentrano sulla ricerca del presunto autista e autore materiale degli investimenti della Rambla. Ricordo che eravamo ad una riunione dell’Ufficio di coordinamento antiterroristico quando fummo informati che una persona era stata abbattuta dalla polizia a Subirats. Tutto indica che si trattava di Younes Abouyaaqoub. Una volta confermata la sua identificazione, ci trasferimmo con il maggiore Trapero nel Palazzo della Generalitat per informare il presidente della disarticolazione della cellula terroristica.
 
Sono passati alcuni giorni con tanta tensione, giorni intensi. Il successo della polizia non può farci dimenticare che c’erano 16 morti e un gran numero di feriti. Troppe famiglie distrutte, che non potranno mai dimenticare quel tragico 17 agosto 2017. Il mio ricordo va a tutti loro.
 
Nel settore della polizia, si è dimostrata la capacità tecnica e professionale della polizia della Generalitat – Mossos d’Esquadra (CME). Il mio riconoscimento per i 17.000 agenti e comandi. Un riconoscimento molto speciale per il maggiore Josep Lluís Trapero. Senza di lui, senza la sua professionalità e capacità di comando, non saremmo stati in grado di affrontare una simile crisi. Questo successo è il risultato di molti anni di lavoro, di molte persone del CME e dei responsabili politici che hanno sempre creduto che la Catalogna avrebbe dovuto disporre di strumenti propri per garantire la sua sicurezza.
 
“Il mio riconoscimento per i 17.000 agenti e comandi. Un riconoscimento molto speciale per il maggiore Josep Lluís Trapero
 
Non posso non menzionare il grande lavoro svolto dai responsabili dei servizi di protezione civile, del dipartimento dei servizi di emergenza, dei vigili del fuoco, dei servizi sociali del Comune di Barcellona, della Guàrdia Urbana, delle forze di polizia locali di Cambrils, Ripoll e Alcanar, dalle associazioni professionali, ecc., Da così tante persone che, fin dall’inizio, si sono messi al servizio dell’ amministrazione, cioè al servizio della gente.
 
Infine, grazie a tutti i cittadini della Catalogna, alla solidarietà che abbiamo ricevuto da ogni parte dello Stato e dal mondo. Dai cittadini che gridavano “Non ho paura” per dimostrare che nel nostro paese il bene più prezioso è la convivenza e che non ci arrenderemo mai né alle minacce né alla paura.
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Joaquim Forn i Chiariello
ExMinistro dell’interno della Generalitat della Catalogna
 
traduzione Margherita Ravera-AncItalia
 
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