Jordi Barbeta ElNacional.cat 29 di luglio 2018
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Carles Puigdemont ha esortato Pedro Sánchez a “fare i compiti” questa estate passando dalle parole ai fatti. Podemos gli ha dato un mese di tempo per recuperare l’agenda sociale. La sconfitta parlamentare nel voto sul tetto di spesa è stato l’avvertimento definitivo. Sánchez soltanto potrà cavarsela se è abbastanza coraggioso da cambiare le cose.
Specialmente, dovrà essere capace di correggere tutte le bestialità fatte dal governo di Mariano Rajoy durante il periodo più nero della politica spagnola dalla morte di Franco. Se gli tremeranno le gambe, se non osa portare a termine delle politiche di cambiamento, i barbari della destra lo mangeranno vivo. Se deve cambiare una legge organica, dovrà farlo. Potrà “dire” che non farà nulla per i prigionieri politici catalani, ma non avrà altra scelta che disfare il nodo gordiano della Corte Suprema spagnola.
I partiti socialdemocratici affondarono in tutta l’Europa quando non furono capaci di presentare un’alternativa alle politiche di austerità della destra che spennarono la classe media del continente. Pensavano che se seguivano la corrente dei loro avversari politici potevano mantenersi al potere ma, la ragione della sinistra è il cambiamento e quando essa non cambia nulla, quando smette di pedalare, cade come i ciclisti che non ce la fanno più. Soltanto la destra si può permettere il lusso di rimanere al potere per goderne.
Sánchez è diventato presidente con il supporto di una maggioranza parlamentare molto eterogenea ma chiaramente spostata a sinistra. Pertanto, il suo programma di governo dovrà spostarsi verso questa sponda. Poco o tanto, deve soddisfare le aspirazioni di alleati come Podemos, Compromís, Esquerra Republicana e il PDeCAT, che sembra essere diventato trotskista. Dovrà farlo perché se non lo fa, non avrà i voti necessari per completare la legislatura in modo soddisfacente; ma, inoltre, lo deve fare perché per vincere le prossime elezioni e poter rimanere al potere non ha altra scelta che quella di sedurre gli elettori progressisti che abbandonarono il PSOE quando si sottomise al regime del PP.
Dunque, se lo scoglio è una legge di stabilità di bilancio che il PP ha blindato affinché solo il Senato possa dirne l’ultima parola, Sánchez dovrà cambiarla. Le politiche dei governi di Rajoy, lontano dall’essere austere, furono crudelmente restrittive per la spesa sociale delle comunità autonome e dei comuni e non lo furono invece per le risorse dell’Amministrazione Generale dello Stato. Sánchez dovrà invertire anche questo. Ovviamente, la reazione del PP e di Ciudadanos sarà scandalosa, ma se Sánchez si spaventa per lo spettacolo mediatico degli avversari è perduto. Qualsiasi cosa faccia Sánchez, molto o poco che sia, avrà i leader della destra, Casado e Rivera, pronti a scatenare l’inferno ogni settimana e il presidente del governo dovrà avere il coraggio di non farci caso e di tirare dritto.
Con tutto quello che è successo, un pubblico ministero nominato dal PSOE non può accettare in nessun caso, le barbarità dei suoi predecessori.
Ciò può essere ancora più oneroso nel caso catalano, perché oltre alla destra politica, avrà contro tutto il “deep state” funzionariale, ma ha il potere per farlo e in nessun caso suppone tradire le idee socialiste. Il PSOE si è evoluto dalla difesa del diritto all’autodeterminazione dei popoli fino all’offerta di pieno supporto alla sospensione dell’autogoverno catalano, ma tra questi due estremi i socialisti accettavano l’idea di una consultazione concordata con lo stato. Dopo la repressione del 1 di ottobre, proposero la censura in parlamento della vice-presidente Soraya Sáenz de Santamaría, giurando e spergiurando che non avrebbero mai dato supporto all’applicazione dell’articolo 155… Fino a quando il re Filippo VI non li obbligò.
Ora è tutto diverso. Non soltanto il tribunale di Schleswig-Holstein rifiuta l’esistenza del reato di ribellione in tutte le azioni dei leader indipendentisti. Non c’è un solo giurista progressista in Spagna che lo accetti. Nemmeno Diego López Garrido, autore del relativo articolo del Codice Penale. E non bisogna dimenticare che le accuse non sono state inventate dal giudice Llarena, ma da un pubblico ministero nominato dal PP. Dopo tutto quello che è successo, un pubblico ministero nominato dal PSOE non può accettare in nessun caso le barbarità dei suoi predecessori e, tanto meno, che siano state fatte in nome dell’indipendenza del potere giudiziario. E si dà il caso che l’accusa di ribellione è il motivo per il quale i leader indipendentisti continuano in carcere in situazione di custodia cautelare. Un cambiamento nelle qualifiche potrebbe facilitare un rilascio dei prigionieri mutando lo scenario politico. Anche il processo sovranista entrerebbe in una nuova fase meno conflittuale, in Spagna e in Catalogna, che lascerebbe fuori gioco la cagnara delle destre.
Il PSOE ha visto insorgere un competitor a sinistra (Podemos) il cui slogan diceva “Si, si può”. Era la risposta della sinistra ribelle alla sinistra pusillanime che aveva interiorizzato il discorso dell’avversario e non osava contraddirlo. Ora il PSOE dispone di una nuova opportunità per tornare ad essere sé stesso, e non ha molto tempo. Sánchez, come Amleto, si trova di fronte al dilemma di essere o non essere.
traduzione Àngels Fita-AncItalia
Posted in La questione catalana