Gabriel Laflèche L’1Dex 4.02.2018
Se si dovesse descrivere brevemente il carattere spagnolo, cosa ne potremmo dire?
Fondamentalmente, uno spagnolo è nell’inconscio collettivo, quello che ha schiacciato le civiltà del Sud America. Un conquistatore, un guerriero, un soldato orgoglioso delle sue battaglie. Inoltre, uno spagnolo, a sentirlo, non ha mai conosciuto la sconfitta. Poche delusioni, al massimo. Non importa quale battaglia deve combattere: lui è un soldato! Un guerriero che trova la sua ragione di essere nel confronto, l’annientamento dell’altro e l’umiliazione di colui che ha sottomesso. Che sia un uomo, un toro o un mulino, fa lo stesso. Ha vinto, è forte e valoroso! Che la lotta sia ineguale, ridicola o burlesca non è importante per lui. Il suo obiettivo è mostrare il proprio valore sminuendo colui che ha sconfitto. E se perde una battaglia? Cancella l’evento dalla sua memoria e dalla sua storia. Lo spagnolo è un personaggio della mitologia iberica: non proviene da nessuna regione in particolare. Ma la regione che meglio si adatta a questa descrizione è la storica Castiglia o il governo di Madrid. Ecco da dove viene quell’odore pestilenziale di testosterone. Eppure troviamo una notevole costante: Castro era galiziano, Franco era galiziano, Rajoy è galiziano, Hitler …. Oh, no, non lui! Era austriaco. “Le Spagne” sono i paesi del tramonto come dicevano i romani. È questo il paese in cui il sole tramonta?
E il catalano chi è? La sua eredità storica fa di lui un mercante. Il fenicio, il veneziano della penisola iberica. Innanzitutto perché l’insieme di leggi che conformano il diritto di succesione catalano, lo ha costretto a diventarlo: il diritto del “hereu” (erede), che concede al figlio primogenito di ereditare tutto senza condividere le proprietà. Ciò ha costretto i cadetti a stabilirsi in città e a diventare borghesi. È da questo momento che il tessuto urbano, commerciale e industriale diventa più denso in Catalogna. Quando la Castiglia pone fine al monopolio del commercio con le Americhe alla fine del XVIII secolo, la Catalogna è pronta: e arriva il boom economico. Inoltre, il decreto di Filippo V che vieta ai catalani di fare politica, non fa altro che rafforzare questo attivismo economico e intellettuale. La Catalogna è stata una terra di accoglienza fin dai tempi antichi. I flussi migratori provenienti da tutto il bacino del Mediterraneo fanno di questa regione un’oasi di pace per molti popoli. Questa produzione e queste migrazioni sono una parte costitutiva della ricchezza culturale ed economica della Catalogna. Ad esempio: durante l’inquisizione, il conte di Barcellona è stato l’unico a punire il colpevole del genocidio del distretto ebraico di Barcellona.
Quindi, come possono coesistere due società, due mentalità così diametralmente diverse? Una gerarchica e assolutista, in cui il popolo teme il potere e osserva le regole, che non ha vissuto la rivoluzione industriale, che ha guidato la Controriforma e ignorato l’Illuminismo. E l’altra composta da commercianti, artigiani e menestrelli, in cui il potere è vissuto como il risultato di un patto con il popolo, che visse la rivoluzione del mercato e poi la rivoluzione industriale, che praticò la tolleranza, stimolò l’innovazione e fece della democrazia una realtà naturale e condivisa.
Quello che sta accadendo oggi in Catalogna è l’incubo del conquistador: le persone che tenta di soggiogare resistono e si rifiutano di andare sotto il giogo. Quindi, cerca di applicare ai ribelli le tecniche che capisce e che avrebbero funzionato su sè stesso: li sottopone alla violenza e all’umiliazione.
L’umiliazione … si costituisce in istituzione dal governo spagnolo attraverso l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola. Questa violenza insidiosa, emotiva e distruttiva. Questa violenza praticata dallo stato ma anche legalizzata dallo stato. Ora è permesso ai media, ai politici, agli uomini di strada di fare il prepotente, insultare e disprezzare i catalani. Come durante il franchismo. Un tempo benedetto dal governo attuale, poiché permetteva a tutti di disprezzare e opprimere l’altro in modo legale. Sottometterlo ogni giorno. Comportarsi nei confronti di colui che deve sottomettersi alla più sprezzante condiscendenza. Alla maniera del più razzista dei razzisti.
Lo sapevate? Nel periodo di Franco furono proibite altre lingue oltre al castigliano. Quando una persona parlava una delle lingue proibite, Catalano, Basco, Galiziano, veniva ripreso nel modo più duro: “Háblame en cristiano!”(Parlami in cristiano!) Per mostrare la differenza tra il conquistatore e il barbaro. È così anche oggi.
Oggi, questo tipo di pratica è nuovamente permessa. Secondo Ramón Blázquez, la valanga di ignominie e vessazioni risultanti dall’applicazione dell’articolo 155 è stata programmata dal governo. È persistente e violenta sulla stampa, in particolare sulla televisione e sui social network. Anche il Paese Basco, dice, durante i periodi più violenti dei periodi terroristici, non ha subito tali vessazioni, umiliazioni, insulti, squalifiche e oltraggi.
Ci sono due facce di questo fiume in piena di ignominie: la prima è frontale e primaria. Si tratta di un insulto e disprezzo pubblico come quando Ana Rosa Quintana chiama il Vice Presidente del Governo catalano, Oriol Junqueras, “stronzo”, o quando Eduardo Inda qualifica in diretta al presidente del governo catalano, Carles Puigdemont di “merda”. A questo si sommano tutti gli ospiti televisivi di dubbia qualità nei vari programmi di dibattito politico o di intrattenimento impegnati in una corsa all’insulto e all’ignominia senza fine.
La seconda faccia di questa vergogna, e forse la peggiore, è la manipolazione dei media, decisamente orchestrata nella stampa, articoli di opinione, editoriali ed esportata profusamente in tutte le agenzie di stampa. Coordinato dovutamente, il repertorio anti-catalano è abbastanza unanime nei termini utilizzati: sfida degli indipendentisti, referendum illegale, colpo di stato, vigliacchi, indottrinamento contro il governo centrale, …. La violenza degli attacchi, il modo sfacciato di raccontare bugie, e il permissivismo delle autorità di fronte a questo che potrebbe generare numerosi casi penali per diffamazione, mostra come il governo degli “hidalgos” di Madrid ha deciso di sommergere nel disprezzo e nell’umiliazione al popolo catalano, senza limiti etici.
Di fronte a questo desiderio medievale di far perdere l’onore al nemico, riconosciamo l’impotenza e la debolezza del governo spagnolo. Mentre sta facendo del suo meglio per distruggere il popolo catalano umiliandolo, non si rende conto che i suoi valori non sono quelli dei catalani. I catalani sono ostinati, cauti e resistenti. Sono passati trecento anni durante i quali lo spagnolo cerca di ridurli con la forza.
Ma è inevitabile: la Catalogna sarà indipendente o non sarà. I catalani sono legati all’idea di repubblica almeno quanto gli spagnoli sono legati a quello della dittatura. I catalani sanno, e soprattutto sentono nel profondo delle loro anime, che la loro salvezza è nell’indipendenza. Non potranno vivere in Spagna perché il suo governo li tratterà sempre come una colonia. I catalani sanno che un giorno vivranno, loro e i loro figli, nel proprio paese e condivideranno i valori democratici e il rispetto con tutti coloro che sceglieranno di essere catalani.
E lo sanno anche gli spagnoli …
traduzione Margherita Ravera- ANC Italia (Àngels Fita)
https://1dex.ch/2018/01/catalogne-lignominie-marche/
Posted in La questione catalana