Di cosa stiamo parlando.
Il 21 dicembre la Catalogna è andata alle urne per scegliere la nuova Assemblea regionale. La precedente era stata sciolta da Madrid dopo la dichiarazione unilaterale di indipendenza. Fra gli eletti c’è Carles Puigdemont, presidente della precedente Assemblea. Gli indipendentisti lo vogliono alla guida del governo, ma Madrid ne vieta l’elezione.
OMERO CIAI La Repubblica 22.01.2018
“Non c’è alcuna soluzione diversa dal ritorno di Puigdemont alla guida della Generalitat. Ha vinto le elezioni e abbiamo la maggioranza assoluta nel nuovo Parlamento”. Elsa
Artadi, economista, 41 anni, un recente passato di docente alla Bocconi di Milano e alla Banca Mondiale, è diventata negli ultimi mesi la deputata di “Junts per Catalunya” più vicina all’ex presidente catalano esiliato a Bruxelles. Portavoce, consigliera, ma soprattutto sua stratega in patria. A sorpresa, anche grazie a lei che dirige la campagna per le elezioni del 21 dicembre, “Junts per Catalunya”, la cosidetta “lista del presidente”, ha vinto la guerra interna nel fronte indipendentista superando “Esquerra Republicana” di Oriol Junqueras, il vice di Puigdemont in carcere con l’accusa di “ribellione” per la dichiarazione unilaterale di indipendenza del 27 ottobre scorso. E grazie a quella vittoria ora detta l’agenda dei nazionalisti catalani che, entro il 31 gennaio, devono eleggere il nuovo presidente della Generalitat commissariata tre mesi fa.
Rivedremmo presto l’ex presidente Puigdemont alla guida della Generalitat?
“Senza dubbio è il nostro candidato e abbiamo la maggioranza per eleggerlo”
Ma sia i partiti catalani unionisti che il premier Rajoy vi hanno già avvisato che bloccheranno la nomina ricorrendo al tribunale costituzionale perché contro di lui c’è un ordine di cattura e non sarà presente alla seduta di insediamento.
“Gli unionisti vogliono utilizzare tattiche improprie che ritengo aberrazioni democratiche perché sperano di alterare il risultato elettorale. Se gli unionisti vogliono la maggioranza in Parlamento bene, facciano meglio alle prossime elezioni ma non usino ora tecniche antidemocratiche”
L’impossibilità di rieleggere Puigdemont sarebbe un atto antidemocratico?
“Assolutamente. Non c’è nulla che impedisce la sua rielezione”
Ma non può essere presente, governerà dall’esilio?
“Questo è un altro tema decisivo. Puigdemont, come tutti i deputati eletti gode dell’immunità e, nel codice spagnolo, potrebbe essere arrestato soltanto se commette un reato in flagrante (un furto o un omicidi). L’immunità dei deputati è un diritto fondamentale perché garantisce la rappresentazione dei cittadini. Mi chiedo se il governo centrale vorrà essere antidemocratico fino a questo punto.
Questo vuol dire aprire uno scontro frontale con Madrid?
“Se per loro uno scontro frontale è che noi applichiamo il risultato delle elezioni del 21 dicembre hanno un problema molto più grave di quel che sembra. Sarebbe la constatazione che il governo Rajoy non accetta il risultato di elezioni che hanno convocato e organizzato loro. Noi non possiamo accettare che sia Rajoy a decidere chi sarà il prossimo presidente della Generalitat”
Contestano l’insediamento a distanza …
“Ma non c’è una base giuridica per contestarlo. Capisco che non gli piaccia Puigdemont ma che vogliamo fare?”
Fu un errore la dichiarazione d’indipendenza?
“Fu solo un atto simbolico inevitabile dopo il referendum del primo ottobre. Ma sarebbe rimasto simbolica. A Madrid invece decisero che bisognava dare alla Catalogna una lezione esemplare affinché nessuno pensasse mai più di fare lo stesso.
Ora il problema è che il governo centrale è stato molto sorpreso dai risultati elettorali. Non s’immaginavano che gli elettori riaffermassero con tanta forza la prospettiva indipendentista”
Sperate ancora in un negoziato con il governo spagnolo?
“Prima o poi accadrà. Che altro possono fare se non negoziare, eliminarci? ”
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