7 dicembre 2017: la Catalogna si manifesta a Bruxelles
Il governo della Comunità Autonoma della Catalogna, eletto democraticamente nelle elezioni del 27 settembre 2015, ha compiuto il suo programma elettorale organizzando un referendum di autodeterminazione perché il popolo della Catalogna potesse decidere il suo futuro politico.
Anche se il Diritto all’Autodeterminazione è un diritto fondamentale dei popoli, lo Stato Spagnolo si è sempre negato a negoziare l’organizzazione di un referendum. E’ per questo motivo il referendum che si è svolto lo scorso 1 ottobre viene considerato illegale. Capiamo che questa illegalità possa generare dubbi all’estero ma vogliamo sottolineare che la chiara volontà di un popolo di esprimersi democraticamente non si può trattare dalla repressione ma che si deve affrontare dalla negoziazione politica.
In quest’ultimo periodo in Catalogna abbiamo osservato un grave passo indietro nella democrazia e ci preocupa che l’Europa sostenga l’attuazione repressiva del governo spagnolo.
Alcuni esempi che non sempre arrivano ai media fuori della Catalogna.
Violenza della polizia
- La polizia ha attaccato diverse sedi di seggi elettorali con un uso della forza chiaramente sproporzionata, Bilancio: 1000 feriti, di cui due gravi (uno di loro ha perso un occhio).
L’azione della Polizia Nazionale e della Guardia Civile è stata criticata dall’ONU: http://www.un.org/apps/news/story.asp?NewsID=57785#.WiPfyRNzLDc
- Il governo del Partido Popular e Re Felipe VI, nei loro rispettivi discorsi del 1 e 3 ottobre, si sono congratulati con le forze di polizia dello stato per le loro azioni ed in nessun momento fanno riferimento alle vittime della violenza della polizia.
Ad oggi, non è stato individuato alcun responsabile per questa violenza sproporzionata e non sono state neanche chieste scuse alle vittime.
- Guardate il video pubblicato per il canale televisivoi catalano 3/24:
le parole della vicepresidente del governo spagnolo Soraya Saenz de Santamaria e del delegato del governo spagnolo in Catalogna Enric Millo con le immagini di alcune azioni delle forze di sicurezza dello Stato: : http://www.elnacional.cat/es/politica/narracion-tv3-desenmascara-discurso-oficial-espanol_197583_102.html
- La petizione in Senato per la creazione di una commissione d’inchiesta per parlare della violenza della polizia del 1 ottobre è stata bloccata dal Partito Popolare, dal Partito Socialista e da Ciutadans. In questo modo le molte domande generate dall’azione dei corpi di sicurezza dello stato quel giorno rimarrà senza risposta http://www.elnacional.cat/ca/editorial/jose-antich-violencia-policia-referendum_217092_102.html
Abusi giudiziari
- Jordi Sánchez, presidente dell’ANC (Assemblea Nazionale Catalana) e Jordi Cuixart, presidente di Òmnium Cultural vengono mandati in carcere in custodia cautelare dalla giudice Carmen Lamela dell’Udienza Nazionale. Il procuratore José Manuel Maza li accusa di sedizione, un crimine che può portare alla reclusione fino a 15 anni e li accusano di “rivolta tumultuosa“. È più che discutibile che i due leader pacifisti possano essere accusati di questo crimine e ancor più che il carcere preventivo sia una misura precauzionale adatta. Viene anche messo in dubbio che l’Udienza Nazionale sia il tribunale competente per giudicare questi crimini.
Per questo motivo, Amnesty International chiede la sua liberazione https://www.amnesty.org/en/documents/eur41/7308/2017/en/
- Le accuse di ribellione al presidente Puigdemont e ai consiglieri sono anche eccessive poiché, come la sedizione, la ribellione implica violenza.
109 professori universitari di diritto penale di tutta la Spagna hanno firmato un manifesto in tal senso http://www.lavanguardia.com/vida/20171123/433109332806/109-juristes-de-lestat-rebutgen-les-acusacions-de-rebellio-i-sedicio-contra-els-jordis-i-el-govern-destituit.html
Repressione e limitazione della libertà di espressione
- Più di 700 sindaci sono stati citati a dichiarare prima del 1° ottobre per il fatto di essersi impegnati ad aprire seggi elettorali per il referendum https://cat.elpais.com/cat/2017/09/19/catalunya/1505805699_062547.html
- Professori indagati per presunti reati di odio per aver affrontato in classe, il giorno dopo il referendum, il discorso della violenza della polizia http://www.rac1.cat/info-rac1/20171010/431959310919/un-jutjat-de-la-seu-durgell-investigara-3-professors-per-suposats-comentaris-contra-la-guardia-civil.html
- Comici accusati di insulti per aver scherzato sulla Polizia Nazionale (Guillermo Martínez-Vela, direttore della rivista satirica El Jueves, Eduard Biosca) e sulla giudice Carmen Lamela (Toni Albà)
- Cittadini accusati di delitti di odio peri criticare nei social delle azioni della Polizia Nazionale e della Guardia Civil il 1 ° ottobre, ad esempio Meritxell Esquerra e Kenneth Batista, arrestati per commenti su Facebook https://www.segre.com/noticies/lleida/2017/11/02/detinguts_dos_lleidatans_per_delicte_odi_contra_guardia_civil_31852_1092.html
Gestione dei media e diffamazione
- La televisione pubblica spagnola non offre una copertura imparziale della crisi in Catalogna. I propri lavoratori delle catene pubbliche denunciano la mancanza di obiettività.
- Nonostante ciò, sono i media pubblici catalani che subiscono continui attacchi da parte del Partido Popular e Ciutadans, che li chiamano parziali. Anche in questo caso, le cifre indipendenti mostrano il contrario. Ecco la relazione del Consiglio audiovisivo della Catalogna sulla copertura dell’1-0 in televisione https://www.cac.cat/pfw_files/cma/actualitat/notespremsa/informe_1O_CA.pdf
- Queste azioni repressive sono accompagnate da una campagna di screditare la scuola catalana e il modello di immersione linguistica, negato dalla piattaforma Somescola con figure ufficiali dello stato https://www.ara.cat/societat/Somescola-defensa-immersio-cohesio-ladoctrinament_0_1906609440.html
Questi sono solo alcuni esempi che dimostrano che oggi, in Catalogna:
è vietato pensare in modo diverso,
anche ad oggi, nell’Unione europea, si cerchino di annullare opzioni politiche che sono sempre state difese dal pacifismo e dalla volontà di dialogo.
Per protestare contro questo arretramento democratico e chiedere all’Unione europea di intervenire a favore della democrazia e della liberazione dei prigionieri politici catalani,
Ci manifestiamo a Bruxelles il 7 dicembre!
traduzione Eva Mendoza-ANC Italia