Centro Intl Press, Bruxelles, 31 ottobre 2017, ore 13
Buongiorno, innanzitutto ringrazio il Press Club per aver ospitato questa conferenza stampa. Grazie per la disponibilità.
Venerdì sera nel Palazzo della Generalitat dopo la dichiarazione d’indipendenza ci siamo riuniti avendo a disposizione una serie di dati che dimostravano che il governo spagnolo intendeva praticare un attacco senza precedenti contro cittadini e funzionari del governo, con lìapplicazione di una possibile pena di 500 anni di carcere per i mebri del governo stesso. Per questo abbiamo deciso di dare priorità alla moderazione e alla prudenza.
Il dialogo era già impossibile. La nostra mano era tesa senza limiti. Siamo arrivati a proporre una sospensione della Dichiarazione per aprire un quadro per il dialogo.
L’aggressività dello Stato contro le persone che esercitano il proprio diritto di voto, l’impunità dell’estrema destra, l’attacco alle persone che hanno fatto il referendum possibile e la presentazione della denuncia del procuratore generale dello stato spagnolo ci hanno portato ad adottare l’attuale piano di lavoro in cui la priorità è quella di evitare la violenza, perché il dialogo è la priorità della Catalogna.
Saremo coerenti con i valori della neutralità delle amministrazioni, della pace e del rispetto.
Il governo catalano potrebbe aver scelto di forzare i funzionari leali al governo per una disputa sull’egemonia, ma abbiamo scelto di non arrivare a confrontarci. Se il governo spagnolo vuole usare la violenza non ci troverà d’accordo.
Il governo catalano ha detto che non avrebbe messo i funzionari pubblici in una situazione pericolosa.
È indifferente che questo gesto sia apprezzato dagli altri. Dimostra che la Repubblica catalana sarà uno stato diverso di come si comporta lo Stato spagnolo.
La denuncia della procura dello stato conferma l’estrema aggressività del governo spagnolo contro il governo catalano. La denuncia si concentra sul perseguimento di idee politiche, richiedendo 30 anni di carcere, cauzione o penitenza preventiva. Una denuncia che si aggiunge alla strada di massima belligeranza intrapresa dal governo spagnolo.
Il governo catalano quindi assegna la priorità al piano di lavoro basato su 4 punti.
Una parte del governo, insieme a me, ci siamo trasferiti a Bruxelles per segnalare la politicizzazione della giustizia spagnola di fronte all’Europa. Rendere evidente al mondo il grave deficit democratico in Spagna. Mostra la decisione del popolo catalano. Non abbandoniamo mai il governo, continueremo il nostro lavoro nonostante i limiti che questa situazione porta. La denuncia dello Stato è una denuncia politica. Non stiamo scappando dalla giustizia.
Le persone che hanno salvato le scuole il primo di ottobre sono sicure di salvare anche le nostre istituzioni.
Parteciperemo alle elezioni del 21 dicembre. Non abbiamo paura delle elezioni. Siamo del tutto d’accordo sul fatto che il voto è la risoluzione dei problemi politici.
Oggi, da qui, faccio una domanda a tutti. Noi risponderemo con i risultati delle elezioni del 21 dicembre. Farà la stessa cosa il blocco PP, PSOE e Ciudadanos, ovvero cloro che vogliono il 155 a fare lo stesso? Vogliamo un impegno chiaro dallo stato spagnolo. Ci sarà il rispetto del risultato se esce un risultato favorevole alle forze pro-indipendenza? Oppure ci saranno elettori di serie A e di serie B?
Infine due pensieri:
Alla comunità internazionale, in particolare all’Europa, chiediamo di reagire. La causa della Catalogna è in linea totale con i valori che costruiscono l’Europa. La pace, la libertà, la la libertà di espressione. Lasciare fare alla Spagna quello che sta facendo seppellirà l’Europa.
Al popolo della Catalunya chiediamo di attendere ancora. La Spagna ha deciso di intraprendere la strada della forza, della violenza e della repressione. La democrazia è lo strumento che ci rende invincibili. Chiedo anche un riconoscimento ai miei consiglieri e un pensiero per le loro famiglie. Chiedo di dare loro il massimo supporto.
Ultima preghiera: vi chiediamo il massimo sforzo per evitare che il blocco che ha applicato il 155 non schiacci e cancelli le istituzioni catalane. Le prossime elezioni sono in questa logica. È nel territorio della democrazia dove abbiamo sempre vinto. Quando ci siamo confrontati nella democrazia abbiamo sempre vinto. Sul terreno della forza non abbiamo mai vinto e non volgiamo vincere.
Risposte ai giornalisti :
Il presidente Carles Puigdemont
”Non sono qui per chiedere l’asilo. Questo non è un problema belga. Sono qui per agire liberamente e in sicurezza “.
”Il titolo della denuncia presentata dalla procura “Più dura sarà la caduta” indica un desiderio di vendetta. Mentre c’è questa minaccia, non ci sono giurie obbiettive. Vogliamo agire in modo veramente libero e tranquillo “.
”Dobbiamo lavorare come un governo legittimo e il modo migliore per esprimersi su quello che sta accadendo in Catalogna è stato venire nella capitale d’Europa”
“Ho deciso di venire a Bruxelles perché è una questione europea. Dal momento che il governo spagnolo ha deciso di destituirci illegalmente, i miei consiglieri non hanno alcuna protezione, nemmeno il quello che ha gestito gli attacchi post-terroristici a Barcellona ”
“Abbiamo deciso di non privilegiare una confrontazione. Le informazioni che ho fanno pensare ad una risposta di violenza statale come il 1° di ottobre e non voglio esporre i miei concittadini a questo pericolo “.
”Se ci fosse una garanzia immediata di un giusto trattamento da parte dello Stato, un processo equo, con separazione dei poteri, saremmo tornati immediatamente. Ma dobbiamo continuare a lavorare e per questo che abbiamo deciso questa strategia ”
Clara Ponsatí, consigliere della Generalitat
“Sì, siamo disposti a andare in prigione per 30 anni se c’è un processo equo”.
Joaquim Forn, consigliere della Generalitat
“Siamo convinti di aver agito principalmente per la libertà del nostro Paese. Abbiamo agito in modo molto tranquillo e democratico. Avendo agito in questo modo, è impossibile subire un processo che ci possa portare in prigione. All’interno del sistema giuridico spagnolo, il reato di cui siamo accusati è equiparato a reati di terrorismo “.
Il presidente Puigdemont
“Il caos è iniziato il 1 ° con la violenza della polizia spagnola. Il processo era stato tranquillo fino ad allora “.
”Siamo cittadini europei, possiamo spostarci liberamente nell’UE. Non stiamo rompendo niente. Siamo in contatto permanente con i membri del governo in Catalogna e con molte persone. Tutto quello che faremo è guidato dai criteri e dalle punti che abbiamo concordato venerdì “.
traduzione Lluís Cabasés
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