Svolta in Catalogna, la polizia irrompe nelle sedi della Generalitat

Dodici arresti per impedire il referendum sull’indipendenza, la gente in piazza contro il blitz. Il presidente Puigdemont: “Vergogna democratica, la Spagna è uno stato totalitario
Francesco Olivo  La Stampa  20.09.2017scorcoll g.c (1)
Tensione alle stelle a Barcellona a dieci giorni dal referendum indipendentista considerato illegale dal tribunale costituzionale di Madrid. La polizia spagnola è entrata per la prima volta in nove sedi della Generalitat catalana e ha arrestato 12 alti funzionari del settore economico.
L’obiettivo della Guardia Civil, agli ordini della magistratura, è impedire in tutti i modi la realizzazione della consultazione del primo ottobre, in particolare sono state requisite (già in un’operazione di ieri) le lettere con le quali venivano convocati scrutatori e presidenti di seggi. Le perquisizioni, in corso sin dalle prima ore della mattina, provocano la forte reazione degli indipendentisti che hanno convocato manifestazioni in tutta la città: “Voteremo” si grida nelle piazze.
In carcere è finito anche Josep Maria Jové, numero due del leader di Esquerra Republicana de Catalunya, Oriol Junqueras, uomo forte del movimento indipendentista e vicepresidente del governo.
Migliaia di persone stanno scendendo in piazza contro gli arresti: un gruppo di manifestanti ha anche circondato un’auto della Guardia Civil urlando «fuori le forze di occupazione». La tensione è altissima. In alcune facoltà di Barcellona sono state sospese le lezioni per protesta, in tutte le città catalane sono stati convocati cortei e sit in. Anche a Madrid c’è chi contesta: Podemos ha organizzato una concentrazione alla Puerta del Sol. I socialisti, in evidente imbarazzo, cominciano a smarcarsi dal governo: «Ma la giustizia è indipendente» ha chiarito il dirigente José Luís Abalos, smolto vicino al segretario Pedro Sanchez. Mariano Rajoy ha convocato il leader socialista per una riunione urgente.
Il presidente della Generalitat Carles Puigdemont commenta con toni durissimi le operazioni di stamattina: «Rifiutiamo lo spirito totalitario dello Stato spagnolo. È una vergogna democratica. Siamo stati oggetti di un’azione del ministero dell’Interno per non far votare i catalani». Sul referendum non si torna indietro: «L’unica arma che abbiamo – prosegue Puigdemont – è la risposta pacifica della nostra gente. Il primo ottobre usciremo di casa e porteremo una scheda. Hanno vulnerato lo stato di diritto e hanno sospeso le libertà politiche. Hanno bloccato i poteri dell’autonomia. Le irruzioni, gli arresti, le intimidazioni, le violazioni del segreto postale generano una situazione inaccettabile in democrazia. La Spagna ha superato il confine che la divideva da uno Stato autoritario».
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