Istituzioni catalane, partiti ed organizzazioni indipendentiste chiedono dal 2012 un accordo per rendere possibile un referendum di autodeterminazione in Catalogna. Il nostro impegno per il dialogo è patente fin dall’inizio, ma i diversi governi dello Stato spagnolo e la maggioranza dei partiti politici spagnoli non hanno preso in considerazione questa richiesta. Anzi, ogni volta che in Catalogna ci si è mossi per discutere sull’argomento e promuovere la partecipazione dei cittadini, lo Stato ha risposto a un problema che soltanto si può risolvere per via politica con querele presso i tribunali, che hanno imposto multe e interdizioni dai pubblici uffici a svariati dirigenti indipendentisti.
Di recente, nel quadro del Patto Nazionale per il Referendum [organismo creato nel dicembre 2016 che riunisce istituzioni, organizzazioni sociali e politiche, eletti e cittadini comuni] 600 giuristi hanno mostrato che [contrariamente a quanto sostiene il governo spagnolo] non occorre modificare neanche una virgola della costituzione spagnola per poter tenere il referendum. Inoltre, sono state raccolte in meno di tre mesi 500.000 adesioni ad un manifesto di questo organismo in cui si chiede il referendum. È solo questione di volontà politica.
Nelle settimane recenti abbiamo seguito con attenzione i passi del governo catalano alla ricerca di una formula concertata [con il governo spagnolo] per rendere possibile un referendum che più dell’80 per cento della popolazione della Catalogna richiede.
Ma di nuovo si è cozzato con l’intransigenza e l’immobilità del governo spagnolo, non disposto a ricercare una soluzione discussa e pattuita con la Catalogna. Le ultime prese di posizione del presidente del governo spagnolo Mariano Rajoy e del suo governo sono mostra inequivocabile della loro mancanza di una sincera volontà di dialogo [anche se nelle ultime settimane l’avevano sbandierata].
L’ultima [e definitiva] risposta del presidente del governo spagnolo è un no alla volontà maggioritaria della società catalana, un no alla maggioranza dei catalani. Un nuovo no, il diciottesimo, che attesta tristemente, ma in modo molto nitido, come le alte istituzioni dello Stato non abbiano la volontà di cercare una via di dialogo onesto e fruttifero.
Perciò, oggi 27 maggio 2017, l’Assemblea Nacional Catalana, Òmnium Cultural [due grandi associazioni della società civile] e l’Associació de Municipis per la Independència [organizzazione dei comuni favorevoli all’indipendenza], riuniti in seduta straordinaria e comune, chiediamo ai partiti politici democratici favorevoli al referendum di prendere subito le mosse definitive e di adottare glia accordi necessari per celebrare il referendum, come da mandato del parlamento della Catalogna.
Ci rivolgiamo a tutte le forze politiche favorevoli al diritto democratico di decidere perché si mettano accanto della maggioranza del popolo della Catalogna in questi momenti così importanti della nostra storia e lavorino per far in modo che la partecipazione al referendum sia molto forte. Instiamo il governo [della Catalogna] e la Generalitat [insieme delle istituzioni di autogoverno della Catogna] ad annunciare la data del referendum e a formulare la corrispondente senza altra dilazione che le gli incontri urgenti che possano occorrere con le forze politiche e sociali del paese.
Assemblea Nacional Catalana
Associació de Municipis per la Independència
Òmnium cultural
Barcellona, 27 maggio 2017
Nota: Per ragguagli sulle tre organizzazioni firmatarie del documento si può consultare la Wikipedia.
Testo originale: https://assemblea.cat/?q=node/12221
Traduzione: Jordi Minguell – ANC Italia
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