«Che l’organismo del Consiglio di Europa, che deve sorvegliare per il compimento degli affari costituzionali, chieda di “riconsiderare” ciò che fa, non si può interpretare se non come un avvertimento in tutta regola»
: Vicent Partal - 11.03.2017 - Vilaweb.cat
La notizia è di quelle che segnano un prima e un dopo. Il Comitato di Venezia del Consiglio Europeo, ha adottato un duro rapporto contro la riforma del Tribunale Costituzionale spagnolo, con la quale le viene attribuito il potere di interdire dai pubblici uffici tutti i candidati eletti, e che come tutti sappiamo è stata costruita per il caso catalano. Con ciò, l’Europa chiarisce, per la prima volta, che la Spagna ha attraversato un linea rossa che non è tollerabile.
Anche se l’intervento dello stato spagnolo nelle ultime ore sembra di essere riuscito ad abbassare il tono iniziale del documento, le critiche del testo finale son tanto efficaci quanto dure e impossibili da nascondere. Il rapporto dice che non ci sono degli standard europei in materia, argomento al quale si attacherà la Spagna come a un chiodo rovente, ma allo stesso tempo sottolinea che l’intervento spagnolo è eccezionalmente unico. Che il Costituzionale possa esecutare le proprie sentenze va contro quello che si fa in Europa e soltanto è paragonabile con i modelli dell’Albania, l’Armenia, la Moldavia e l’Ucraina. Impossibile essere più illustrativi.
Per questo, la Commissione di Venezia chiede alla Spagna di riconsiderare l’attribuzione di tali poteri al Tribunale Costituzionale, e l’avverte che se non lo fa colpirà gravemente la percezione del tribunale come arbitro della costituzione. E’ specialmente importante che il rapporto chiarisca che il fatto che il Tribunale Costituzionale spagnolo possa applicare misure come multe o interdizioni dai pubblici uffici contro i parlamentari, incide sul mandato democratico che la sovranità popolare ha attribuito loro. Argomento che è la base logica della difesa del parlamento della Catalogna e che ora finalmente trova un’eco riscontrabile nelle alte istanze europee.
E’ evidente che, per il consumo interno, la Spagna manipolerà tutto questo al massimo. Però il fatto che l’organismo del Consiglio d’Europa che veglia per il rispetto degli affari costituzionali chieda alla Spagna di ‘riconsiderare’ quello che fa può essere solo interpretato come un avvertimento vero e proprio. Per quale motivo la Spagna dovrebbe riconsiderare qualcosa se si comporta correttamente? Quando qualcuno ti chiede di riconsiderare qualcosa, ti sta avvertendo delle conseguenze di non farlo. E questo, l’Europa, per la prima volta, lo ha messo nero su bianco. E conferma, certamente, che denunciare il comportamento autoritario e demofobico dello stato spagnolo come causa e responsabile della crisi tra la Catalogna e la Spagna è la strada più adeguata.
(Aneddoto: l’ordine del giorno della Commissione di Venezia includeva l’analisi di comportamenti irregolari in Turchia, Ungheria, Armenia, Georgia, Kazakhistan, Moldavia, Polonia e Spagna. Una lista che, da sola, ci dice già tutto).
traduzione: Àngels Fita -ANC Italia-
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