Nelle librerie dal 19 maggio il nuovo romanzo del cantautore catalano simbolo della musica d’autore e dell’indipendentismo. Un thriller che attraversa un secolo
dalla nostra inviata DONATELLA CHIAPPINI
La Repubblica 17 maggio 2016
PORRERA – Lluis Llach sembra non tolga mai il cappellino, proprio come faceva il nostro amato Lucio Dalla di cui qualche anno fa era diventato amico. Non lo fa nemmeno mentre si siede nell’ufficio del suo Cellar Vall Llach a Porrera (nella provincia di Tarragona in Catalogna) per raccontare la genesi del suo romanzo, Le donne della Principal, nelle librerie italiane dal 19 maggio per i tipi di Marsilio. Il berretto-compagno custodisce storie, strofe, poesie e idee del cantautore indipendentista catalano divenuto celebre soprattutto per L’estaca, la canzone-simbolo della resistenza al franchismo che nel 1970 ha fatto il giro del mondo. A partire da qui, dalla Catalogna dei vigneti, dell’aspra campagna dove vivono le tre Marie protagoniste della saga-thriller che ha come centro la tenuta vinicola della Principal e l’universo femminile.
Perché tre donne?
“Perché in questo secondo libro volevo usare l’improvvisazione e i pensieri che mi portavo addosso da tempo. Così ho tracciato una linea diritta, e sono sceso giù indietro nel tempo per tornare alla fine dell’Ottocento. E l’ho fatto per raccontare come vivevano le donne potenti, le contadine-matriarche, quelle che lavoravano in silenzio. Volevo capire cosa soffrivano, cosa pensavano, come riuscivano a sopportare le situazioni amare, il machismo e la solitudine”.
E come è nata la prima idea del romanzo?
“Questa è una cosa strana, almeno così mi è parso quando ci ho ripensato… Io sono venuto per molti anni qui alla Porrera, con mia mamma tra i vigneti, su questa terra che lei aveva ereditato. Venivo qui d’estate. Un giorno, andando verso un casale, mi ha raccontato che quarant’anni prima una signora che abitava in paese si faceva accompagnare alla messa nella sua dimora di campagna con una grande sedia, una poltrona portata a spalla da cinque uomini. Era una donna potente, una donna “con i coglioni”, dicevano qui. E gli uomini ne avevano timore. Io quando mia madre mi raccontò questa cosa avevo 5 anni, mi è rimasto impresso. E’ stata un’immagine così forte che è affiorata improvvisamente e da lì sono partito per il nuovo libro”.
Un libro che in Spagna è stato un successo e che rivela le molte anime di uno chansonnier, indipendentista, poeta e scrittore, impegnato in Etiopia con una serie di progetti sociali, un vignaiolo astemio.
Eppure il vino ha segnato molta parte della sua vita
“Sì è vero. Dal vino qui nella zona del Priorat è nata un’altra possibilità di vita. Siamo lontani da Barcellona, 150 chilometri che fanno un altro mondo. Io ho imparato a occuparmi di vino così come fanno le Marie del romanzo. Ho 68 anni e la mia vita è stata spesa molto in altri luoghi, ma questa è la mia terra e voglio celebrarla anche con la scrittura. O almeno provarci”.
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