17-01-2016
RAMON FOLCH -EL PERIÓDICO-
Jimmy Waless e Larry Sanger crearono Wikipedia nel gennaio del 2001. Il successo fu immediato. Oggi ci sono versioni in 236 lingue, di cui l’inglese è la principale (5 milioni di articoli). Questo predominio era prevedibile. Invece non lo era il fatto che la seconda versione ad apparire fosse la Viquipèdia, cioè, la versione in catalano, iniziata nel marzo del 2001, soltanto due mesi dopo quella inglese. La Viquipèdia dispone ora di 482.000 entrate ed è la 17ª più importante nell’insieme delle 236 esistenti. Sorprendente.
Sorprendente perchè soltanto circa 10 milioni di persone capiscono il catalano ed appena 7 milioni lo sanno parlare, un essere umano oggi settecento. La lingua catalana occupa la 88ª posizione mondiale per numero di parlanti. Come può essere la 17ª ‘lingua Wiki’ in numero di articoli? L’anomalia si ripete se consideriamo la traiettoria editoriale del catalano. La Collezione Bernat Metge, iniziata nel 1922, ha pubblicato in catalano più di 400 titoli della maggior parte degli autori classici greci e latini, traguardo superato a livello mondiale soltanto dalla Collection des Universités de France (collezion Guillaume Budé, in francese) e dalla Loeb Classical Library (in inglese). Della Gran Enciclopèdia Catalana furono venduti più di 200.000 esemplari, cioè uno ogni 14 famiglie dei Paesi Catalani (Catalogna, Valenzia e Isole Baleari), una enormità visti i 24 volumi e il costo elevato de ogni collezione. Il catalano è una lingua di cultura di primo livello, sia umanistico che tecno-scientifico, ma non è ufficiale nell’UE. Nemmeno in Spagna o Francia, i due stati dove viene parlata principalmente, oltre ad Andorra. Un’altra sorprendente anomalia. Non ci si aspetterebbe tanta solidità in una lingua così minoritaria, i cui parlanti, inoltre, sono bilingui (in castigliano o in francese, grandi lingue culturali e veicolari), neanche ci si attende tanta preterizione ufficiale, quando non addirittura persecuzione. Anomalia doppia, dunque.
PRIMI IN ADOZIONI
Altri componenti sociali ed economici della realtà catalana sono altrettanto anomali. Con 7,5 milionni di abitanti, la Catalogna rappresenta il 1‰ della popolazione mondiali, ma il suo PIL (240.000 milioni di dollari) equivale ad un 3‰ del PIL mondiale, il triplo di quanto ci si dovrebbe aspettare in termini di media. Prima della crisi, la Catalogna adottava 1.400 bambini stranieri all’anno, uno ogni 5.000 abitanti. La proporzione più elevata al mondo. Questo dato, per smentire la calunnia di paese chiuso ed endogamico, è un altro parametro che si allontana dalla media. Per non parlare dell’inmigrazione: il 40% dei catalani non sono nati in Catalogna o sono figli di inmigranti. La lista si potrebbe allungare ‘ad nauseam’. Per questo motivo ha senso parlare di anomalia catalana.
Demograficamente debole da sempre, militarmente sconfitta nel 1714, politicamente annientata nel 1716 con il “Decreto de Nueva Planta”, senza quasi risorse naturali e con il commercio verso le Americhe ufficialmente vietato fino al 1778, la Catalogna dovrebbe essere svanita già durante il XVIII secolo. La lingua catalana, bandita dall’Amministrazione e l’alta cultura, avrebbe dovuto diventare un dialetto colloquiale irrilevante («morta per la repubblica delle lettere», disse l’illustrato Antoni de Capmany). E’ un’imponente anomalia che niente di tutto ciò sia capitato. La Catalogna è una contrariazione entropica. Il processo sovranista attuale, anche. Non era previsibile un movimento simile trovandoci già ben inoltrati nel secolo XXI. O forse si: l’accumulo di anomalie rende attendibile ciò che è imprevedibile. Dal 1922, possiamo leggere Lucrezio in una lingua catalana moderna e precisa, ma non possiamo utilizzarla alle Cortes, al Senato o nel Parlamento europeo. La Catalogna genera il 3‰ del PIL mondiale, ma non controlla le tasse che la Spagna incassa da lei, nè può far fronte comodamente alla spesa pubblica generata. A chi sorprende l’auge sovranista? L’anomalia indipendentista è il modo comprensibile di far fronte a molte anormalità previe.
La volontà e l’immaginario collettivo, come l’amore, non risultano da nessun calcolo aritmetico. Sono il più robusto dei vettori sociologici. E, pertanto, la più grande delle forze economiche. Per dimensione, demografía e mancanza di potere politico dopo ripetute sconfitte militari, la Catalogna non dovrebbe essere altro che un toponimo ammortizzato. E invece, guida processi, partecipa con successo nelle classifiche mondiali e aspira a un ruolo nel concerto delle nazioni indipendenti, anche solo per fondersi sovranamente nelle prossime decadi in istanze europee di ordine superiore, come consigliano i tempi.
E’ difficile immaginare una situazione tanto anomala. Ne così appassionante. Gli intoppi argonautici in corso diventano niente di fronte alla fascinante grandezza della sfida.
traduzione: Angels Fita – ANC-Italia
Posted in Generale