È scoccata l'ora dell'indipendenza in Catalogna

Come annunciato, il governo spagnolo ricorre al Tribunale Costituzionale, non più riconosciuto dal Parlamento catalano
Il Parlamento della Catalogna ha reso ufficiale il 9 novembre 2015 l’inizio di un processo costituente con una risoluzione in cui impegna se stesso a far sapere alla Spagna e alla comunità internazionale che intende istituire una repubblica catalana indipendente e dichiara nulle le sentenze del Tribunale Costituzionale spagnolo.15da4dc86cb5e65dc720ca7fab3b8f29-037-kaZH-U43130359522698bKG-593x443@Corriere-Web-Sezioni
Hanno votato a favore della risoluzione i 72 deputati indipendentisti dei 135 che compongono il Parlamento. I voti favorevoli si distribuiscono in questo modo: 62 sono della lista composita Junts pel Sí (JpS) [Insieme per il Sì] e 10 sono di Candidatura d’Unitat Popular (CUP) [Candidatura di Unità Popolare], partito assembleare di sinistra. Hanno votato contro la risoluzione tutti gli atri 63 deputati.
I proponenti della risoluzione dichiarano di trarre legittimità dalla maggioranza dei seggi conquistati da JpS e CUP nelle ultime elezioni (tenute il 27 settembre 2015), alle quali si erano presentati con programmi chiaramente indipendentisti.
In forza del voto parlamentare, il governo della Catalogna, ancora non costituito quando la risoluzione è stata approvata, dovrà compiere gli atti necessari per rendere effettivo il contenuto del documento ed eseguire soltanto le disposizioni del Parlamento della Catalogna, per garantire i diritti fondamentali che le decisioni delle istituzioni spagnole potessero intaccare.
Il Parlamento, da parte sua, ritenendosi depositario della sovranità e del potere costituente, non si sottoporrà alle decisioni delle istituzioni spagnole, in special modo del Tribunale Costituzionale, che ritiene delegittimato e senza competenza a causa di diverse sentenze avverse alla Catalogna, tra cui una del 2010 con cui è stato fortemente ridimensionato al ribasso lo statuto di autonomia previamente approvato in referendum.
Allo stesso modo, il Parlamento prenderà i provvedimenti occorrenti per aprire il “processo di sconnessione” dalla Spagna in modo democratico e pacifico e lavorerà per intavolare negoziati che consentano di rendere effettivo il mandato di creare una repubblica catalana indipendente.
Il governo spagnolo, come aveva annunciato, si è messo subito in moto contro la risoluzione. Il capo dell’esecutivo Mariano Rajoy ha annunciato che mercoledì 11 novembre presenterà un ricorso al Tribunale Costituzionale contro il documento catalano, chiedendogli di sospenderlo e di sospenderne anche i possibili effetti.
Il capo dell’esecutivo centrale spagnolo ha aggiunto che chiederà alla corte di comunicare la sua decisione in modo specifico al presidente del Parlamento catalano, la signora Carme Forcadell. Queste parole sono state interpretate da diversi osservatori catalani come minaccia diretta alla signora.
Capisco, ha proseguito Rajoy, “la stanchezza e l’indignazione degli spagnoli” e sono sicuro che vogliono veder prevalere l’eguaglianza e la legge; perciò il governo “userà tutti i mezzi dello Stato di diritto, e soltanto quelli” per difendere la democrazia “affinché nessuno possa arrogarsi poteri illimitati al di sopra della legge”. Rajoy ha dalla sua parte tutti i partiti spagnoli e buona parte della società spagnola.
È scontato che il Tribunale Costituzionale, fortemente sbilanciato dalla parte del governo centrale, ammetterà il ricorso e sospenderà la risoluzione e i suoi effetti lo stesso 11 novembre. Per coerenza con la risoluzione, il Parlamento ed il governo catalano in funzioni, così come il governo da costituire, dovrebbero ignorare le decisioni di questa corte ed andar avanti con il loro percorso, perfettamente tracciato.
La macchina giudiziaria spagnola si metterà sicuramente in moto contro chi agirà per applicare la risoluzione. È da prevedere che i magistrati e i poliziotti spagnoli avranno parecchio da fare, nell’ipotesi che la Catalogna sia ancora agibile per i rappresentanti delle istituzioni spagnole.
Circa tre ore dopo le dichiarazioni di Rajoy, il candidato alla presidenza del governo catalano Artur Mas, leader di Convergència Democràtica de Catalunya (CDC), integrata in JpS, ha pronunciato il suo discorso d’investitura davanti al Parlamento senza fare cenno alle dichiarazioni del premier spagnolo.
Durante un’ora e mezza, Mas ha esposto un articolato programma di governo, che prevede ampi interventi legislativi in campo sociale, economico, fiscale e amministrativo e la progressiva istituzione delle strutture proprie di uno stato.
Rivolto all’opposizione contraria all’indipendenza, il candidato alla presidenza del governo ha sostenuto che la mancanza di riconoscimento e di rispetto alla nazione catalana è la radice della disaffezione che una parte molto significativa della società catalana sente verso lo stato spagnolo. “Lo stato non vuole capire, ma distruggere”, ha aggiunto.
Parlando alla maggioranza, ma chiaramente rivolto alla CUP, la quale ripete spesso che non contribuirà all’elezione di Mas, questi ha fatto presente che, “senza l’investitura, non c’è governo definitivo e, di conseguenza, il processo [per l’indipendenza] va in stallo, almeno per un certo periodo”. “Solo da noi dipende che si navighi e si arrivi a un buon approdo”, ha detto.
Alla fine del discorso, i deputati della CUP, come quelli dell’opposizione, non hanno applaudito.
Questa l’agenda dal giorno 10 in poi:
Giorno 10:
Dibattito in Parlamento sul discorso fatto la sera del 9 da Mas e voto sulla sua candidatura. Per essere eletti, in questa prima votazione occorre la maggioranza assoluta dei voti (68). Mas non li ha, perché solo JpS (62 seggi) intende votarlo. Se Mas non sarà eletto, bisognerà rivotare quarantotto ore dopo.
Consiglio dei ministri spagnolo straordinario. Il governo spagnolo intende approvare il ricorso per incostituzionalità della risoluzione indipendentista. Potrebbe farlo questo stesso giorno o il seguente.
Giorno 11:
Riunione straordinaria del Tribunale Costituzionale spagnolo. Si dà per scontato che questa corte ammetterà il ricorso del governo spagnolo contro la risoluzione, che automaticamente sarà sospesa per l’ordinamento spagnolo.
Giorno 12:
Seconda votazione sulla candidatura di Mas. Per essere eletti basta la maggioranza semplice, ossia, un numero di voti favorevoli superiore a quello dei contrari. Ciò è possibile con 64 voti, ma JpS (lista di cui fa parte Mas) solo ne ha 62. Occorrerebbe che la CUP (l’altra lista indipendentista) desse due voti a Mas e facesse astenere gli altri suoi 8 deputati. Ma la CUP dice che non intende contribuire all’elezione di Mas, ritenendolo legato a politiche liberiste.
Se Mas non verrà eletto in questa votazione, il presidente del Parlamento, la signora Carme Forcadell, dovrà presentare nuovi candidati per la presidenza del governo entro due mesi. Trascorso questo periodo (in scadenza il 10 gennaio), bisognerà convocare nuove elezioni se nessun candidato sarà stato eletto. Le elezioni potrebbe tenersi a marzo del 2016.
Assemblea Nazionale Catalana – Italia
Per ulteriori informazioni:
Jordi Minguell Roselló
cell. 392 477 1403

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