Mozione del parlamento di Barcellona: «Non saranno rispettate decisioni della giustizia spagnola». Il premier rajoy convoca una conferenza stampa: «Non lo permetteremo»
Precipita la situazione in Catalogna. Il nuovo parlamento di Barcellona, appena uscito dalle urne, si appresta a votare una risoluzione molto esplicita, nella quale si dichiara iniziato il processo di creazione della repubblica catalana indipendente. Una mozione breve, solo due fogli, nella quale viene spiegato che non saranno rispettate eventuali decisioni della giustizia spagnola, in particolar modo del tribunale costituzionale «organo ormai delegittimato». È la rottura formalizzata con il regno di Spagna, niente che non fosse stato dichiarato in campagna elettorale, certo, ma leggerlo su un documento ufficiale fa scalpore.
RAJOY: “SOLO UNA PROVOCAZIONE”
La proposta è stata sottoscritta da Junts pel sì e Cup, i due gruppi che rappresentato la maggioranza assoluta al parlamento catalano, ovvio quindi che nei prossimi giorni sarà approvata senza problemi dall’aula. Non è un atto qualunque, tanto che dopo appena un’ora e mezza il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy convoca i giornalisti per una dichiarazione urgente: «Quella di oggi è una provocazione. Lo Stato utilizzerà tutti gli strumenti a disposizione per impedire che i propositi di questa mozione vengano realizzati». Tra gli strumenti ce n’è uno estremo e inedito: la sospensione dell’autonomia, previsto dalla costituzione, ma mai attuato nella storia della democrazia. Il 20 dicembre ci saranno le elezioni politiche ed è ovvio che Rajoy e il suo Partito Popolare si giocano tutto in questa sfida con gli indipendentisti catalani.
COSA SUCCEDE ADESSO
Il governo prima di reagire formalmente dovrà aspettare che il parlamento catalano, approvi la mozione presentata oggi. E’ un passo scontato, vista la maggioranza assoluta delle forze secessioniste, così l’esecutivo ha già pronte le contromosse. La prima sarà il ricorso al tribunale costituzionale contro la legge catalana che istituisce l’inizio del processo indipendentista. I catalani hanno già scritto nero su bianco che non riconosceranno le sentenze dell’alta corte spagnola, così le strade sono due: sospendere l’autonomia della Catalogna (articolo 55 della costituzione) o colpire direttamente il presidente (provvisorio) Artur Mas, in base a una nuova legge appena votata dal Partito Popolare. In entrambe i casi lo scenario si fa drammatico. Da un punto di vista politico c’è da sottolineare che queste schermaglie giuridiche hanno una scadenza: il 20 dicembre, data delle elezioni politiche spagnole. Con un nuovo governo la vicenda potrebbe cambiare in un senso o in un altro: con un esecutivo di sinistra, si riaprirebbe il dialogo tra Madrid e Barcellona, con una conferma della destra, lo scontro si andrebbe a radicalizzare.
PUJOL PERQUISITO
In mezzo a questo caos istituzionale a pochi chilometri dal parlamento di Barcellona, la polizia ha fatto irruzione stamattina nella casa di Jordi Pujol, storico leader catalano. Una perquisizione molto scenografica (un centinaio di agenti impegnati) alla ricerca di prove contro l’ex capo della Generalitat e soprattutto i suoi figli, accusati di riciclaggio di denaro e di tangenti. Tra gli indagati c’è anche il vicepresidente del Barcellona Carles Vilarrubí.
RAJOY: “SOLO UNA PROVOCAZIONE”
La proposta è stata sottoscritta da Junts pel sì e Cup, i due gruppi che rappresentato la maggioranza assoluta al parlamento catalano, ovvio quindi che nei prossimi giorni sarà approvata senza problemi dall’aula. Non è un atto qualunque, tanto che dopo appena un’ora e mezza il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy convoca i giornalisti per una dichiarazione urgente: «Quella di oggi è una provocazione. Lo Stato utilizzerà tutti gli strumenti a disposizione per impedire che i propositi di questa mozione vengano realizzati». Tra gli strumenti ce n’è uno estremo e inedito: la sospensione dell’autonomia, previsto dalla costituzione, ma mai attuato nella storia della democrazia. Il 20 dicembre ci saranno le elezioni politiche ed è ovvio che Rajoy e il suo Partito Popolare si giocano tutto in questa sfida con gli indipendentisti catalani.
COSA SUCCEDE ADESSO
Il governo prima di reagire formalmente dovrà aspettare che il parlamento catalano, approvi la mozione presentata oggi. E’ un passo scontato, vista la maggioranza assoluta delle forze secessioniste, così l’esecutivo ha già pronte le contromosse. La prima sarà il ricorso al tribunale costituzionale contro la legge catalana che istituisce l’inizio del processo indipendentista. I catalani hanno già scritto nero su bianco che non riconosceranno le sentenze dell’alta corte spagnola, così le strade sono due: sospendere l’autonomia della Catalogna (articolo 55 della costituzione) o colpire direttamente il presidente (provvisorio) Artur Mas, in base a una nuova legge appena votata dal Partito Popolare. In entrambe i casi lo scenario si fa drammatico. Da un punto di vista politico c’è da sottolineare che queste schermaglie giuridiche hanno una scadenza: il 20 dicembre, data delle elezioni politiche spagnole. Con un nuovo governo la vicenda potrebbe cambiare in un senso o in un altro: con un esecutivo di sinistra, si riaprirebbe il dialogo tra Madrid e Barcellona, con una conferma della destra, lo scontro si andrebbe a radicalizzare.
PUJOL PERQUISITO
In mezzo a questo caos istituzionale a pochi chilometri dal parlamento di Barcellona, la polizia ha fatto irruzione stamattina nella casa di Jordi Pujol, storico leader catalano. Una perquisizione molto scenografica (un centinaio di agenti impegnati) alla ricerca di prove contro l’ex capo della Generalitat e soprattutto i suoi figli, accusati di riciclaggio di denaro e di tangenti. Tra gli indagati c’è anche il vicepresidente del Barcellona Carles Vilarrubí.