La straordinaria affluenza di catalani a Milano obbliga il governo catalano ad aprire una seconda postazione di voto

L’ufficio del governo catalano raddoppia le urne visto il fiume di catalani provenienti da tutta Italia, Svizzera, Austria e Germania. In fila in Via Montebello persone di ogni età e provenienza: famiglie con bambini, donne incinte e anche una signora uscita dall’ospedale Niguarda solo per votare­

Catalani di mezza Europa si sono dati appuntamento oggi a Milano per partecipare alla consultazione sull’indipendenza della Catalogna promossa dal governo catalano e dalla società civile. Nella città lombarda il voto si è svolto nell’ufficio commerciale del governo catalano in Italia, in via di Montebello, 27. 

Già dalle 9 del mattino, orario di apertura del seggio, sulla strada si è concentrato un fiume di persone che non si è più fermato, finché i volontari convocati dal governo catalano hanno dovuto abilitare una seconda urna.

Alle due di pomeriggio avevano votato 300 persone di tutte le età, spesso famiglie con bambini, a volte di poche settimane di vita. Ma per strada c’erano ancora moltissimi cittadini catalani che hanno aspettato a lungo il proprio turno, ragion per cui si è deciso di raddoppiare le urne un po’ prima delle due.

I votanti arrivavano da tutta l’Italia, ma anche dalla Svizzera, dalla Germania, dall’Austria, dalla Francia e da altri paesi vicini.

La domanda sulle schede, negoziata più di un anno fa tra i partiti politici catalani, è doppia: si chiede dapprima “Volete voi che la Catalogna diventi uno Stato?”. E in caso di risposta affermativa, si passa a un secondo quesito: “Volete voi che questo Stato sia indipendente?”.
In fila, l’atmosfera era tranquilla, allegra e distesa: alcune bandiere gialle con le barre rosse della Catalogna, e la stella che simbolizza l’anelito d’indipendenza.

 Tra i votanti, pure la signora Rosa, 55 anni, che era ricoverata nell’ospedale Niguarda di Milano ed ha chiesto permesso di uscire per votare malgrado i suoi gravi problemi di salute. “Sono tanto emozionata”, ha detto dalla sedie a rotelle malgrado la maschera che le copriva il viso.

“Noi veniamo da Monaco in Germania perché vogliamo che la Catalogna diventi uno stato indipendente, dato che la Spagna non ci ha mai rispettato e penso che faremmo tutto molto meglio da soli”, spiegava Jordina, di 29 anni, nata a Barcellona.

“Ho percorso i 477 km che separano Milano da Roma in treno e trasferendomi dalla stazione in taxi, dato che sono incinta di otto mesi”, spiegava Sandra Buxaderas, giornalista. “Il sogno della mia vita è poter decidere sul futuro della Catalogna: lo faccio per tutti quei catalani che lungo 3 secoli di repressione hanno tenuta viva la lingua e la cultura, ma anche per il futuro di mia figlia di tre anni e di quella che sta per nascere”, diceva.

Milano era uno dei 20 seggi internazionali dove i catalani potevano votare; ce n’erano anche a Città del Messico, Tokyo, Sidney, Parigi, Londra  o Hong Kong.

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